Autostrade, la partita ha inizio
Nelle ultime settimane abbiamo sentito tanto parlare dell’accordo tra Governo e il gruppo Atlantia sulla “nazionalizzazione” di ASPI (Autostrade per l’Italia). Secondo il Governo e alcuni media si è trattata di una vittoria dello Stato che è tornato a controllare un’infrastruttura strategica ponendo fine a una concessione alquanto generosa a detta di tutti gli osservatori ed evitando una revoca onerosa per le finanze pubbliche (penali da oltre 20 miliardi di euro).
Secondo altri si è trattata di una vittoria di Atlantia e dei Benetton che si vedranno pagare le proprie azioni ad un prezzo tutto da definire (con il titolo Atlantia che ha registrato un +27% in Borsa dopo mesi di perdite). Ma come stanno le cose? Difficile dirlo, perché la partita è tutt’altro che conclusa.
Se fosse una partita di calcio, ora saremmo appena dopo il fischio d’inizio.
Proviamo a mettere ordine.
Il gruppo Atlantia
Atlantia S.p.A. è un principale player nel settore delle infrastrutture autostradali, aeroportuali e dei servizi legati alla mobilità, con una presenza attualmente articolata in 11 Paesi.
In Italia il gruppo gestisce 14 000 chilometri di autostrade a pedaggio e gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. La società è quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano ed il suo azionariato è così strutturato:
– Sintonia (subholding di Edizione): 30,25%;
– GIC Private Limited: 8,29%
– Fondazione Cassa di Risparmio di Torino: 4,85%
– Lazard Asset Management: 5,05%
– HSBC: 5,01%
– azioni proprie (parte del capitale sociale detenuta dalla stessa società): 0,94%
– flottante (la quantità di titoli che non è in mano di detentori a lunga scadenza ed è soggetta a frequenti operazioni di compravendita): 45,61%.
Sintonia è la subholding finanziaria (società che possiede azioni o quote di un’altra società) controllata al 100% dalla holding Edizione della famiglia Benetton.
Sintonia controlla il 30,25% di Atlantia.
ASPI (Autostrade per l’Italia)
ASPI è una società per azioni italiana, nata originariamente come azienda pubblica facente capo all’IRI, ma privatizzata nel 1999 e poi costituita nella forma attuale nel 2003.
Ha come attività la gestione in concessione di tratte autostradali, nonché lo svolgimento della relativa manutenzione. Il suo azionariato è così composto:
– Atlantia: 88,06%;
– Appia Investments: 6,94%;
– Silk Road Fund: 5,00%
L’accordo Governo-Atlantia
Il 15 luglio scorso, in una nota del Consiglio dei Ministri, si rileva che Atlantia e ASPI si sono impegnate a garantire l’immediato passaggio del controllo di ASPI a CDP (Cassa depositi e prestiti, controllata per l’82,77% dal Ministero dell’Economia) attraverso:
– la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di CDP, che arriverà a controllarne il 33%;
– l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali;
– la cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di CDP (investitori che già detengono altre partecipazioni in società pubbliche, o comunque non interessate ad eventuali scalate), con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione dei dividendi;
– la scissione proporzionale di Atlantia, con la graduale uscita di Atlantia dal controllo di ASPI e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa con conseguente effetto diluizione, ovvero l’ulteriore riduzione della percentuale di possesso del capitale di Atlantia (aumenta la torta e in proporzione il peso della fetta che spetta ad Atlantia si riduce);
– la quota di Atlantia dovrebbe inizialmente scendere dall’88,06% al 37% (che equivale al 10–12% per Sintonia dei Benetton, la quale detiene il 30,25% di Atlantia; con queste percentuali i Benetton non entrerebbero nel consiglio di amministrazione ASPI).
In alternativa, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in ASPI (88,06%) a CDP e a investitori istituzionali di suo gradimento.
Le clausole contrattuali
Nel comunicato del governo vengono illustrati altri punti della bozza attorno alla quale sarà costruito l’accordo. È confermato l’Indennizzo di 3,4 miliardi di euro a carico di ASPI per il crollo del ponte Morandi. Viene annunciato l’accordo sulla riscrittura delle clausole del contratto per l’applicazione dell’articolo 35 del decreto “Millleproroghe”.
Saranno inoltre previsti più controlli, un abbassamento dei pedaggi e maggiori sanzioni in caso di violazione da parte di ASPI, che rinuncerà a fare ricorso su una serie di questioni, compresa la legittimità del Milleproroghe (Atlantia aveva in precedenza minacciato di fare ricorso presso la Corte dei Conti europea).
La revoca, anche se appare più lontana, resta pronta ad essere utilizzata se gli impegni assunti dai Benetton non venissero rispettati.
La partita ha inizio
Tuttavia, ad oggi non è noto a quanto ammonterà l’aumento di capitale, ovvero quanto sarà valutata ASPI da CDP e di conseguenza quanto dovrà versare la stessa CDP per acquistare un terzo delle azioni. Occorre, infatti, una revisione della concessione che fissi le tariffe e renda possibile il calcolo della remunerazione degli investimenti.
Gli advisor incaricati avranno l’arduo compito di prezzare ASPI considerando la capitalizzazione di borsa (12 miliardi), i flussi di cassa operativi prodotti dai pedaggi (1,42 miliardi nel 2019; quest’anno il lockdown ha fortemente ridimensionato le entrate), i debiti della società (9,3 miliardi di euro) e gli investimenti programmati (20 miliardi fino al 2038).
Nelle ultime ore è sopraggiunta la notizia riguardante una modifica nel memorandum d’intesa tra CDP e Atlantia. Si evince che il valore della società e delle sue azioni lo determinerà il mercato e non gli advisor prima della quotazione in Borsa. Questo significa che l’operazione non sarà una vera nazionalizzazione ma un’operazione di mercato. Il nuovo accordo, inoltre, prevede che l’ingresso di CDP in ASPI sia simultaneo alla quotazione in borsa, non precedente. Il risultato sarà un allungamento dei tempi dell’operazione.
La partita, dunque, è appena cominciata.