La von der Layen lancia il Next Generation Eu

Simone del Rosso
3 min readMay 27, 2020

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Mercoledì 27 maggio la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Layen ha presentato al Parlamento europeo la proposta di un Recovery fund da 750 miliardi di euro, con il nome di “Next Generation Eu”.

La Commissione utilizzerebbe il suo elevato rating creditizio per prendere a prestito le risorse da destinare al fondo, attraverso l’emissione e il collocamento di bond europei sui mercati finanziari. Le risorse verrebbero, poi, erogate dalla Commissione ai Paesi membri, per 500 miliardi come sussidi a fondo perduto e per 250 miliardi come prestiti a tassi agevolati.

In merito al rimborso dei fondi, la proposta prevede l’espansione del bilancio Ue dall’attuale 1% del Pil dell’Unione al 2%, attraverso contributi da parte degli Stati membri. L’operazione impegnerebbe i futuri bilanci settennali Ue, non prima del 2028 e non dopo il 2058. Il piano della Commissione richiama alcune delle proposte promosse pochi giorni fa dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron per potenziare il fondo e costruire un vero bilancio fiscale comunitario: dall’ampliamento del sistema di scambio quote di emissioni per incentivare la transizione ecologica verso un’economia europea carbon neutral, all’introduzione della digital tax e di una tassazione sulla plastica non riciclata.

La Commissione, inoltre, ha presentato la proposta di composizione del prossimo bilancio settennale Ue 2021–2027, pari a 1.100 miliardi di euro (poco più dell’1% del Pil Ue).

Il contenuto più interessante dal punto di vista politico riguarda i tre pilastri su cui si fonda il Recovery plan che dovrebbero guidare i Paesi nella spesa delle risorse ricevute. Il primo pilastro è la “Recovery and Resilience Facility” per sostenere i Paesi membri a fare investimenti e riforme per fronteggiare la crisi con: 560 miliardi (310 a fondo perduto e 250 in prestiti) da destinare a investimenti green e digitalizzazione; 55 miliardi destinati a enti locali, ospedali e PMI; 40 miliardi da destinare al Fondo europeo per la transizione climatica; 15 miliardi riservati al Fondo per l’agricoltura.

Il secondo pilastro consiste negli incentivi all’investimento privato con budget di partenza di 30 miliardi (finanziati dalla Bei e garantiti dal bilancio europeo) a cui si sommerebbero 150 miliardi di investimenti generati dall’effetto leva dell’allocazione di 15 miliardi presi dal Next Generation Eu.

Il terzo pilastro è il potenziamento dei sistemi sanitari e il finanziamento alla ricerca al fine di rendere l’Unione più preparata ad affrontare nuove crisi sanitarie, con budget di 12,5 miliardi.

Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse del “Next Generation Eu”, l’Italia potrebbe essere il maggior beneficiario con una quota pari a circa 173 miliardi, di cui circa 81 erogati a fondo perduto e 90 ad un tasso molto basso. Seguirebbe la Spagna, con 77 miliardi di aiuti e 63 di prestiti.

La proposta dovrà essere condivisa e approvata all’unanimità dal Consiglio europeo per poter essere attiva. I 27 si confronteranno nuovamente nel summit del prossimo 19 giugno.

Le trattative appaiono ancora lunghe, vista la ferrea opposizione di Paesi come Olanda, Danimarca, Austria e Svezia ad ogni forma di mutualizzazione dei debiti, ma nelle ultime settimane ci sono stati importanti passi in avanti verso la realizzazione degli Eurobonds (in una versione temperata), dall’accordo Merkel-Macron all’ambiziosa proposta della von der Layen.

In un momento critico per la tenuta sociale ed economica di tutto il Vecchio Continente, serve un cambio di passo deciso da parte delle istituzioni comunitarie.

Occorre imparare dagli errori commessi in passato, in particolare nella gestione della crisi finanziaria del 2008 e la crisi dei debiti sovrani del 2012.

L’Unione potrà uscirne più forte e coesa solo se sarà in grado di non lasciare indietro nessuno e di rispondere alle esigenze dei cittadini europei.

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Simone del Rosso
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